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"Scritto con ritmo, non concede pause. Alla fine resta il segno profondo di un'umanità vissuta senza sconti e di una nostalgia che non abbandona mai. Ma il dolore e le crisi vanno 'adoperate' per diventare migliori, come ha saputo fare il mio carissimo amico Umberto" (dalla Presentazione di Marco Trabucchi).